Nel corso degli anni, la verniciatura a polveri ha conquistato il mondo imponendosi come uno standard qualitativo in tantissime applicazioni di verniciatura industriale. Scopriamone la storia, dalle origini nella Germania di fine anni ’40 fino ai giorni nostri.
In ambito industriale, la verniciatura a polveri fa ormai parte dell’immaginario collettivo, essendo da molti anni la pratica più diffusa e che garantisce il miglior rapporto tra qualità della lavorazione e prezzo finale.
L’evoluzione tecnologica, inoltre, ha permesso la creazione di speciali cabine automatizzate per la verniciatura a polvere, facendo sì che sia possibile standardizzare le procedure per il suo impiego, talvolta coadiuvate dal lavoro dell’uomo nella rifinitura dei dettagli più particolari.
Rispetto alla verniciatura a liquido, le vernici in polvere non contengono solventi e vengono applicate sugli articoli tramite pistole elettrostatiche appositamente progettate; le polveri vengono apposte sulle superfici da trattare e successivamente, con l’entrata in forno, la vernice si polimerizza depositandosi definitivamente, trasformandosi in uno strato permanente.
Ma come siamo arrivati fino a qui?
La storia della verniciatura a polveri parte da lontano, nella Germania di fine anni ’40 e inizi anni ’50: le preoccupazioni ambientali relative alla contaminazione da solventi delle vernici liquide cominciavano a destare preoccupazione e si è iniziato a valutare delle alternative più sostenibili a questa pratica ormai consolidata.
Inizialmente, le poveri venivano spruzzate a fiamma sulle superfici metalliche, ma nel 1954 viene depositato un brevetto che rivoluzionerà il settore: lo scienziato tedesco Erwin Gemmer sviluppò il metodo di trattamento a letto fluido per la lavorazione delle vernici in polvere termoindurente. Un passo in avanti non da poco rispetto allo spruzzo con fiamma, in grado di migliorare di molto la qualità della lavorazione.
Partendo dall’Europa, il nuovo metodo conquistò il mondo: fino alla metà degli anni ’60 il metodo sviluppato dal dr. Gemmer è stato il più utilizzato per il rivestimento a polveri, le cui applicazioni riguardavano tanto l’estetica quanto la funzionalità, al fine ad esempio di realizzare superfici resistenti alla corrosione e all’abrasione.
Visti gli ottimi risultati ottenuti dalla verniciatura a polveri, nuovi metodi venivano testati per spostare ancora più un alto l’asticella della qualità e della fruibilità: è tra il 1962 e il 1964 che negli Stati Uniti si affaccia sul mercato la lavorazione elettrostatica della vernice in polvere, applicata attraverso pistole a spruzzo, e di lì a poco esportata nel resto del mondo. L’applicazione era estremamente familiare, in quanto ricordava da vicino l’utilizzo già in essere delle pistole per la verniciatura a liquido. La facilità d’uso e la comodità ne decretarono il successo.
Quello che ancora mancava era una sorta di “standardizzazione” delle resine termoindurenti, un modo per codificare con esattezza la materia prima da utilizzare: tra la metà degli anni ’60 e ‘70 furono stabiliti i quattro principali tipi di resine termoindurenti: epossidica, ibrida epossipoliestere, poliuretanica e poliestere. Questo permise alle vernici in polvere di essere usate in contesti commerciali più diffusi, e il processo decollò.
Il resto è storia più recente: la verniciatura a polveri, tra gli anni ’70 e ’80, divenne estremamente diffusa in tutto il Nord America, in Europa e in Giappone, con le maggiori industrie mondiali che se ne avvalgono capendone le potenzialità.
Al giorno d’oggi, i miglioramenti delle attrezzature di applicazione hanno portato a una maggiore efficienza di trasferimento, a una riduzione degli scarti e a una diminuzione dei costi complessivi. Il riciclo e riutilizzo delle polveri non utilizzate consente anche una maggiore sostenibilità ambientale.
Inoltre, come anticipato, l’introduzione di avanzate cabine automatiche fa sì che il processo possa venire standardizzato, rendendolo perfettamente assimilabile in una catena di montaggio modernamente strutturata, in modo da poterne prevedere con precisione le potenzialità operative e i costi complessivi.
(Nel video, la fase di verniciatura a polveri eseguita all’interno di una delle nostre cabine automatiche, con il supporto di un operatore specializzato.)